Nel maggio 2025, il mondo scientifico ha assistito a un evento senza precedenti: KJ Muldoon, un neonato affetto da una rara malattia genetica, è diventato il primo paziente a ricevere una terapia personalizzata basata sulla tecnologia CRISPR direttamente nel suo corpo.
Questa terapia sperimentale, mai testata prima su un essere umano cosí giovane, rappresenta un importante passo avanti nella medicina di precisione. Ma insieme alla speranza, porta con sé anche molte domande: è una cura definitiva? Quali rischi comporta? Sarà accessibile a tutti o solo a pochi?
Una malattia genetica rara: cosa significa?
Le malattie genetiche rare sono causate da errori nel DNA, il manuale di istruzioni che guida il funzionamento del nostro corpo. Quando una di queste “istruzioni” è sbagliata o incompleta, possono insorgere problemi anche molto gravi, difficili da trattare con i metodi tradizionali.
In questi casi, la medicina cerca di agire non solo sui sintomi, ma sulla radice stessa del problema: il codice genetico. L’editing genetico, e in particolare la tecnologia CRISPR, nasce proprio con questo obiettivo.
La malattia genetica di KJ Muldoon
Nel caso del piccolo KJ Muldoon, l’errore nel DNA riguarda il gene CPS1, che serve a produrre un enzima fondamentale chiamato carbamoil-fosfato sintetasi 1. Questo gene produce un enzima che serve a trasformare l’ammoniaca – una sostanza tossica prodotta dal metabolismo delle proteine – in urea, che poi viene eliminata dal corpo.
Quando questo enzima non funziona correttamente o non viene prodotto, l’ammoniaca si accumula nel sangue. Questo può causare gravi danni al cervello e al sistema nervoso, e nei casi più gravi può essere fatale.
La particolarità di questa malattia, come di molte altre genetiche, è che il problema è scritto nel codice genetico stesso della persona. Per questo motivo, l’editing genetico – una tecnica che mira a correggere direttamente l’errore nel DNA – rappresenta una vera rivoluzione nella lotta contro queste patologie.
I medici del Children’s Hospital di Philadelphia, in collaborazione con l’Università della Pennsylvania, hanno sviluppato in tempi record una terapia CRISPR su misura per KJ. La terapia è stata somministrata direttamente al suo fegato, con risultati inizialmente positivi: i livelli di ammoniaca si sono stabilizzati e KJ ha potuto ridurre l’uso dei farmaci.
Cos’è la tecnologia CRISPR?
Possiamo immaginare il DNA come un grande manuale di istruzioni che dice al nostro corpo come costruire e far funzionare tutte le sue parti. Quando una pagina di questo manuale contiene un errore, possiamo pensare alla tecnologia CRISPR come a uno strumento di correzione che ci permette di identificare quel punto e sistemarlo.
Il sistema CRISPR (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats) si basa su due componenti fondamentali: un piccolo frammento di RNA guida, e un enzima chiamato Cas9.
- L’RNA guida funziona come un segnalibro intelligente: riconosce e si lega alla parte del DNA che contiene l’errore.
- Cas9, invece, è come una forbice molecolare: taglia il DNA nel punto indicato dall’RNA, consentendo agli scienziati di eliminare o correggere l’errore.
Questa tecnologia è stata scoperta studiando il modo in cui i batteri si difendono dai virus. I ricercatori sono riusciti ad adattarla per l’uso medico, permettendo di intervenire con estrema precisione su geni difettosi.
Nel caso di KJ, è stata usata una versione ancora più sofisticata chiamata “base editing”, che non taglia il DNA ma sostituisce direttamente una singola lettera genetica con un’altra. Questo riduce ulteriormente i rischi e rende il trattamento più sicuro.
Cosa significa modificare geneticamente un genoma umano?

Modificare geneticamente un genoma umano non vuol dire “creare un essere artificiale” come Frankenstein.
Non si tratta di costruire una persona in laboratorio, ma piuttosto di correggere errori nel DNA che causano malattie. È simile a correggere una parola scritta male in un testo: si agisce su una lettera alla volta.
Nel caso di KJ, l’intervento è avvenuto in vivo, cioè direttamente all’interno del corpo del paziente — una prima mondiale per una terapia così personalizzata.
Si può parlare di “cura”?
La domanda è centrale: CRISPR è una cura definitiva o un trattamento continuativo?
Nel caso di KJ, la risposta è complessa. I medici sono riusciti a correggere il difetto genetico con un’infusione mirata al fegato. Tuttavia, non è ancora chiaro se l’effetto sarà duraturo nel tempo o se saranno necessarie nuove somministrazioni in futuro. Per questo, al momento è più corretto parlare di “trattamento sperimentale” piuttosto che di cura definitiva.
L’editing genetico somatico — cioè limitato a cellule specifiche e non trasmissibile ai figli — è promettente ma non privo di incertezze.
Le implicazioni etiche e i rischi
Sebbene il successo del trattamento di KJ sia promettente, solleva importanti questioni etiche e scientifiche.
- Rischi off-target: CRISPR può, in alcuni casi, modificare regioni del DNA non previste, con potenziali conseguenze imprevedibili.
- Accessibilità: La personalizzazione estrema di queste terapie potrebbe renderle economicamente insostenibili per molti pazienti.
- Etica: L’uso di CRISPR su embrioni o per miglioramenti non terapeutici solleva dibattiti morali sulla modifica del genoma umano.
Prospettive future
Il caso di KJ rappresenta una pietra miliare nella medicina genetica, dimostrando il potenziale delle terapie personalizzate basate su CRISPR. Tuttavia, per una diffusione su larga scala, sarà necessario affrontare le sfide etiche, tecniche ed economiche associate. La comunità scientifica continua a lavorare per rendere queste terapie più sicure, efficaci e accessibili a tutti.
Per approfondire l'argomento, è possibile consultare l'articolo scientifico originale su NEJM: https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2504747
Articolo a cura di
Dr.ssa Francesca Favaro
Ricercatrice e science writer | Esperta in scienze cognitive e comunicazione scientifica