Le professioni sanitarie: è tutto oro quello che luccica ?

Tabella dei Contenuti

Le professioni sanitarie sono proprie di tutti quei professionisti che, a seguito del conseguimento di un
titolo di studio di tipo universitario (laurea), lavorano in ambito sanitario occupandosi di assistenza, cura e
riabilitazione. In tutti i casi è necessaria l’iscrizione ai rispettivi Ordini professionali.

professioni sanitarie

Quali sono le professioni sanitarie?

Medico chirurgo, Odontoiatra, Veterinario, Farmacista che prevedono un corso di studi della durata di 5/6
anni.

Professioni assistenziali (Infermiere, Infermiere Pediatrico, Ostetrico), professioni della riabilitazione
(Fisioterapista, Logopedista, Podologo, Educatore Professionale, Ortottista, Terapista della neuro e
psicomotricità dell’età evolutiva, Tecnico della riabilitazione psichiatrica, Terapista occupazionale),
professioni tecniche nell’ambito della diagnostica (Tecnico audiometrista, Tecnico di laboratorio biomedico,
Tecnico di radiologia medica, Tecnico di neurofisiopatologia), professioni tecniche nell’ambito
dell’assistenza (Tecnico ortopedico, Tecnico audioprotesista, Tecnico della fisiopatologia cardiocircolatoria
e perfusione cardiovascolare, Igienista dentale, Dietista), professioni sanitarie della prevenzione (Tecnico
della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, Assistente sanitario). Tutte queste professioni
prevedono un corso di studi della durata di 3 anni.

Come accedere ai corsi di laurea in Professioni Sanitarie?

Le facoltà universitarie che permettono il conseguimento della laurea in Professioni Sanitarie sono a
numero chiuso, pertanto è presente un test d’ingresso nazionale che si svolge una volta all’anno nel mese
di settembre.
A seguito del conseguimento della laurea sarà necessario il superamento dell’esame di Stato per
l’abilitazione alla professione.

Quali sono le professioni sanitarie più spendibili in ambito lavorativo?

Secondo il rapporto AlmaLaurea 2021, la pandemia da COVID-19 ha rallentato l’occupazione per tutti i
laureati, eccetto che per i professionisti sanitari, che in ogni caso si attestano come la categoria di laureati
tra le più favorite.
Se parliamo di tassi di occupazione, in generale, si è osservato un aumento di occupazione di 2,1 punti
percentuali (dal 76,2% al 78,3%), ma la situazione cambia se si vanno ad analizzare le singole professioni.
Più dell’80% dei laureati in Infermieristica hanno trovato lavoro nella prima metà del 2020, mentre il 100%
sono stati impiegati nella seconda metà dello stesso anno.

Altre professioni con un buon tasso di occupazione sono Assistente Sanitario (76,4%), Tecnico di
Laboratorio (61,5%), Tecnico di Neurofisiopatologia (71,4%), Tecnico di Radiologia (73%), Ostetrico (57,8%).
In realtà, tutte queste professioni, così come quella infermieristica, hanno raggiunto un tasso di
occupazione del 100% nel pieno dell’emergenza pandemica.
Altre professioni sanitarie, invece, hanno subito una frenata nell’impiego.
AlmaLaura, infatti, ha rilevato che professioni come Educatore, Infermiere Pediatrico, Igienista Dentale,
Fisioterapista, Logopedista, Dietista, Podologo, Tecnico Ortopedico hanno subito un calo di occupazione
che raggiunge in alcuni casi il 20% rispetto al precedente anno.

Quanto guadagnano i professionisti sanitari?

Ad un tasso occupazionale generalmente favorevole si accompagna, però uno stipendio medio dei più bassi
in Europa.

Un infermiere, in Italia, guadagna in media 1500 € netti al mese, poco più della figura dell’Assistente
Sanitario (1200 €). Sullo stesso livello di attesta il Fisioterapista, il Logopedista, il Tecnico audiometrista, il
Tecnico di Laboratorio (1550 €). Il Dietista arriva a guadagnare circa 1650 € mensili, il Tecnico di Radiologia
1700 €.

Eppure nonostante le statistiche riportino una carenza del 42% in tutte le professioni sanitarie si è registrata una diminuzione di iscrizioni al test di professioni sanitarie per la facoltà di infermieristica del 9 % . Questo dato fa abbastanza riflettere . E’ il frutto di una consapevolezza di una professione fin troppo importante nel contesto sanitario ma non remunerata abbastanza come negli altri Paesi dell’ Unione Europea? A voi l’ardua sentenza !

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