
Di Maria Caso
Plasticità cerebrale | Ti è mai capitato di dimenticare proprio quell’informazione che hai sempre avuto chiara nella mente? Avrai sicuramente dato la colpa all’età e al fatto che non percepisci le tue abilità cognitive esattamente come un tempo.
Prima dello sviluppo delle neuroscienze, questa percezione era confermata da evidenze scientifiche, secondo le quali il cervello adulto non era in grado di far fronte al suo naturale declino cognitivo.
Oggi sappiamo, invece, che la plasticità cerebrale, ovvero quella straordinaria capacità del cervello di cambiare, adattarsi e modellarsi, non è un dono riservato all’infanzia. Anche in età adulta, infatti, esso continua a modellarsi in risposta all’esperienza, all’apprendimento e persino a eventuali danni.
La plasticità cerebrale è, dunque, coinvolta nello sviluppo e adattamento del sistema nervoso, nella prevenzione delle malattie neurologiche e nel recupero da traumi.
In questo articolo pubblicato su Fastcura, esploreremo come la plasticità cerebrale agisce sul cervello adulto e come allenarla per il benessere mentale e cognitivo.
Plasticità cerebrale: cosa si intende e come funziona
La plasticità cerebrale, o neuroplasticità, è la capacità del cervello di modificare la propria struttura e funzione nel tempo. In particolare, i neuroni possono rigenerarsi o creare nuove connessioni sinaptiche, dando origine a cambiamenti che influenzano l’apprendimento, la memoria e, più in generale, le funzioni cognitive dell’individuo.
Questo meccanismo è essenziale per l’adattamento del cervello agli stimoli ambientali. Un esempio concreto? Quando percorriamo una strada mai vista prima, il nostro cervello attiva nuove sinapsi che ci permettono di memorizzare quel percorso. È così che impariamo, ci orientiamo e ci adattiamo.
Fin dalla nascita, la plasticità cerebrale gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo cognitivo. Durante l’infanzia, il cervello si modella in risposta all’esperienza, contribuendo alla formazione di abilità, conoscenze e competenze che definiscono l’identità dell’individuo.
Affinché una nuova connessione neurale si consolidi, però, è necessario allenare il cervello attraverso la pratica costante. Solo così le sinapsi diventano stabili e le reti neurali coinvolte riutilizzabili nel tempo. Al contrario, un’abilità non esercitata tende a regredire: le connessioni si indeboliscono e la funzione associata può andare persa.
Ma veniamo al punto centrale: che ruolo gioca la plasticità cerebrale nel sistema nervoso adulto?
Plasticità cerebrale e età: come agisce sul cervello adulto
L’interesse crescente per il ruolo della plasticità cerebrale in età adulta nasce da una prospettiva relativamente recente: quella di poter mantenere, e persino potenziare, le capacità cognitive lungo tutto l’arco della vita. Le neuroscienze stanno, infatti, evidenziando come il cervello adulto, se opportunamente stimolato, possa:
- apprendere nuove abilità: è possibile praticare e apprendere uno sport, dedicarsi a nuovi hobby o acquisire competenze mai esplorate prima, grazie alla capacità del cervello di creare nuove connessioni sinaptiche;
- recuperare da traumi: la plasticità cerebrale svolge un ruolo centrale nei processi di riabilitazione neurologica. Studi recenti stanno aprendo prospettive promettenti in termini di recupero funzionale e prevenzione.
Per approfondire leggi il nostro articolo su Neuroplasticità e riabilitazione - contrastare il declino cognitivo: una sfida che riguarda tutti. Chi non ha mai sperimentato momenti di difficoltà nel ricordare nomi, appuntamenti o nello svolgere attività un tempo automatiche?
La ricerca contemporanea, dunque, sta facendo luce su quanto il cervello sia plastico anche in età adulta, e su come possa continuare a modularsi e adattarsi in risposta all’esperienza e agli stimoli ambientali. È vero che la plasticità cerebrale tende a diminuire dopo i 25 anni, rappresentando un limite fisiologico. Tuttavia, questa riduzione non equivale a una perdita definitiva: il cervello conserva la capacità di riorganizzarsi e di apprendere, se adeguatamente sollecitato.
La buona notizia è, quindi, che, nonostante il naturale rallentamento delle funzioni cognitive con l’avanzare dell’età, il cervello rimane capace di evolversi. La chiave sta nell’allenarlo, nutrirlo di stimoli e mantenerlo attivo.
Cosa sappiamo davvero di questo processo?
Modificabilità cognitiva: cos’è e come previene il declino delle funzioni mentali?
Se da un punto di vista fisiologico la plasticità cerebrale gioca un ruolo centrale nel favorire l’adattabilità del cervello, a livello mentale è la modificabilità cognitiva a fare la sua parte. Essa si basa su due concetti base:
- esiste un repertorio cognitivo latente in ciascuno di noi, fatto di abilità che non sempre vengono utilizzate, ma che rappresentano un ottimo potenziale per l’individuo;
- le abilità carenti o inesistenti possono essere sviluppate attraverso dei programmi guidati.
In pratica, la modificabilità cognitiva si attiva attraverso percorsi strutturati che aiutano l’individuo a far emergere competenze nascoste, migliorare quelle esistenti o costruirne di nuove. L’aspetto più interessante di questo processo è la possibilità, attraverso stimoli mirati e continui, di raggiungere livelli di funzionamento mentale superiori rispetto al punto di partenza.
In altre parole, grazie al giusto allenamento e alla plasticità cerebrale, il cervello adulto può superare i propri limiti, recuperare funzioni compromesse e sviluppare nuove capacità.
La parola chiave è allenamento: esercitare mente e corpo è la via maestra per contrastare il rallentamento cognitivo e mantenere attiva la plasticità cerebrale anche in età adulta.
Cervello plastico: come allenarlo per tenerlo in forma in età adulta

Come abbiamo avuto modo di chiarire, negli ultimi decenni, il paradigma che associava l’invecchiamento a un inevitabile declino cognitivo è stato profondamente rivisto, in favore di un cervello adulto dinamico e in grado di modularsi ed adattarsi.
Questo cambiamento di prospettiva non è solo scientifico, ma culturale. Siamo chiamati a superare l’idea che l’età sia una barriera alla crescita mentale e a riconoscere che il benessere psico-fisico sia un processo attivo, che richiede cura, intenzionalità e continuità.
Allenare la mente, coltivare la curiosità, esporsi a nuove esperienze e mantenere relazioni significative non sono semplici consigli: sono pratiche che alimentano la plasticità cerebrale e contribuiscono a costruire una riserva cognitiva utile per affrontare le sfide dell’età adulta. In questo senso, prendersi cura del proprio cervello diventa una forma di responsabilità personale, un investimento quotidiano nella qualità della vita futura.
Non si tratta di inseguire la giovinezza, ma di abbracciare una visione più ampia dell’invecchiamento: una fase in cui è possibile consolidare competenze, sviluppare nuove abilità e vivere con pienezza mentale.
La plasticità cerebrale ci offre gli strumenti, ma spetta a ciascuno di noi scegliere di usarli.
Vediamo allora come allenare la plasticità sinaptica per un cervello giovane e attivo anche in età adulta.
Stimoli nuovi che attivano il cervello
Il cervello ha bisogno di varietà. Attività come imparare una nuova lingua, leggere, scrivere, suonare uno strumento o cimentarsi in giochi di logica attivano circuiti neurali diversi, stimolando la creazione di nuove sinapsi. Ogni nuova sfida cognitiva è un’occasione per rafforzare la rete neurale e favorire l’adattamento.
Movimento e mente
L’attività fisica non giova solo al corpo, ma anche alla mente. Camminare, praticare yoga o fare sport regolarmente migliora la circolazione sanguigna e favorisce la produzione di neurotrasmettitori come la dopamina e il BDNF (Brain-Derived Neurotrophic Factor), che supportano la plasticità cerebrale e la salute cognitiva.
Emozioni e relazioni
Le relazioni sociali e le esperienze emotive giocano un ruolo cruciale nell’allenamento mentale. Conversare, condividere idee, coltivare empatia e curiosità stimola aree cerebrali legate alla memoria, all’attenzione e alla regolazione emotiva. Un cervello coinvolto emotivamente è un cervello più attivo e ricettivo.
Allenamento costante
La ripetizione è la chiave per consolidare le connessioni neurali. Come un muscolo, il cervello ha bisogno di esercizio regolare per mantenere le sue funzioni. Allenare una competenza, anche per pochi minuti al giorno, aiuta a stabilizzare le sinapsi e a renderle riutilizzabili nel tempo.
Prevenzione e benessere
Stimolare la plasticità cerebrale non è solo utile per apprendere, ma è anche una forma di prevenzione. Un cervello allenato è più resistente al declino cognitivo, più pronto a compensare eventuali perdite funzionali e più capace di affrontare le sfide e della vita adulta con lucidità e flessibilità.
Conclusioni e prospettive future
Il concetto di plasticità cerebrale ci invita a ripensare il cervello non come un organo destinato al declino, ma come una struttura dinamica, capace di adattarsi, evolvere e rigenerarsi lungo tutto l’arco della vita.
In età adulta, questa prospettiva apre scenari incoraggianti: il benessere cognitivo non è più un privilegio della giovinezza, ma una possibilità concreta da coltivare ogni giorno. Le neuroscienze ci mostrano che l’apprendimento, l’attività fisica, la socialità e la curiosità sono strumenti potenti per mantenere la mente attiva e resiliente.
Guardando al futuro, diventa sempre più urgente promuovere una cultura della cura cognitiva, che valorizzi l’educazione continua, la prevenzione e l’accesso a pratiche che stimolino la modificabilità mentale. Il cervello plastico non è solo una realtà biologica: è una possibilità di longevità consapevole, di autonomia mentale e di qualità della vita. Sta a noi accoglierla, allenarla e trasformarla in risorsa.
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Riferimenti e Sitografia
- PubMed:Modificabilità cognitiva;
- CerbaHeathcare: https://www.cerbahealthcare.it/neuroplasticita-come-allenare-il-cervello-a-ogni-eta/;
- Santagostino Psiche: https://www.santagostino.it/magazine-psiche/neuroplasticita-il-cervello-che-cambia-ed-evolve-a-tutte-le-eta/;
- National Library of Medicine: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK557811/
Scritto da Maria Caso – MSc Neuroscienze, Junior Copywriter