Musica e cervello: come i suoni influenzano emozioni e memoria

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Di Maria Caso

Musica e cervello: effetti

Sapevi che la musica è in grado di attivare l’80% delle aree e delle funzioni cerebrali? Il legame tra musica e cervello è qualcosa che affascina, nonostante affondi le proprie radici in tempi primitivi: l’identificazione e la selezione dei suoni erano, infatti, veri e propri meccanismo di difesa per i nostri antenati.

Suono e ritmo hanno accompagnato l’uomo dalla sua comparsa sulla terra, rappresentando le primissime forme di comunicazione e una manifestazione della profonda connessione con l’ambiente.

Oggi la relazione tra musica e cervello è diventata complessa, grazie all’evoluzione di alcune aree cerebrali che ha portato ad un coinvolgimento di numerose funzioni nel processamento dei suoni. Quella della musica è un’esperienza totalizzante, che ciascuno di noi vive a modo proprio e che genera benessere su più fronti nella nostra vita.

Cosa sappiamo oggi dell’influenza della musica sul cervello? Cosa ci dicono le neuroscienze e, soprattutto, esistono delle evidenze scientifiche a sostegno di questo legame?

In questo contenuto pubblicato su Fastcura, proveremo a rispondere a queste domande, analizzando il dibattito attuale su musica e cervello, nell’ambito delle neuroscienze e della psicologia.

Musica e cervello: evoluzione, effetti e aree cerebrali

Perché la musica ci fa stare così bene? Proviamo a pensarci. Che sia una canzone o una melodia, che sia attraverso l’ascolto, il canto o l’utilizzo di uno strumento musicale, i suoni ci trasmettono un senso di benessere, che quasi ricerchiamo, come a voler scappare dalla realtà per rifugiarci in un altro mondo. Un mondo fatto di tutte le sensazioni che pervadono mente e corpo, quando la musica che ci piace raggiunge il nostro sistema uditivo, prima, e il nostro cervello, poi.

Probabilmente la risposta alla domanda iniziale più intuitiva potrebbe essere legata alle emozioni che la musica suscita in noi. Tuttavia, l’effetto dei suoni sul nostro cervello e sul nostro corpo è molto più complesso e può essere in parte spiegato da come funzionano le menti creative. Ma non è tutto qui.

Come abbiamo visto, l’ascolto dei suoni della natura è un’abilità primordiale, evolutasi progressivamente per permetterci di comunicare, attraverso il linguaggio e la voce, fino ad arrivare all’ascolto attuale di melodie complesse.

Potremmo pensare, quindi, che l’ascolto sia nato come facoltà essenziale, per poi evolversi in qualcosa di più profondo e dinamico, che facesse fronte ad un individuo evoluto, ad un cervello multitasking che necessita di stimoli continui e di attività che lo “tengano vivo”.

Le neuroscienze oggi provano a far luce sul legame tra musica e cervello e sul perché i suoi effetti siano così totalizzanti.

Come la musica raggiunge il cervello?

Prima di rispondere a questa domanda, una premessa è d’obbligo: quando parliamo di musica non facciamo riferimento soltanto all’ascolto di melodie o canzoni, ma anche alla loro produzione, attraverso il canto o strumenti musicali.

Possiamo subito comprendere, quindi, quanto il sistema musicale nel nostro cervello assuma diverse sfaccettature, coinvolgendo diverse aree e funzioni, a seconda che il processo richieda, ad esempio, la lettura di uno spartito, il movimento del corpo, la memorizzazione e riproduzione delle note.

Il processo di percezione della musica parte, come abbiamo visto, dal sistema uditivo che seleziona i suoni, li scompone e li trasforma in impulsi elettrici. Le varie componenti di una canzone o di una melodia, raggiungono il Sistema Nervoso in serie, una per volta. Solo all’interno del cervello esse saranno rielaborate nella musica così come la percepiamo.

L’aspetto più affascinante del legame tra musica e cervello è l’energia che, dalle onde sonore viene trasmessa e trasposta in onde elettriche, agendo sulle onde cerebrali e modulandole.

Diversi studi di elettroencefalografia (EEG) e neuroimaging dimostrano effettivamente come la musica, a seconda della tipologia, possa ridurre o aumentare l’attività delle onde cerebrali. Si tratta di scoperte innovative, che aprono a prospettive del tutto nuove per la conoscenza del cervello e per eventuali risvolti terapeutici.

Quali aree del cervello attiva la musica?

sistema limbico

Giunti alla corteccia uditiva nel cervello, l’insieme dei suoni e degli elementi musicali attivano una complessa rete neuronale che coinvolge diverse aree del Sistema Nervoso. È questa la prima evidenza scientifica che conferma il ruolo totalizzante e sistemico della musica sul cervello e sul nostro corpo in generale.

Ma quali sono le aree del cervello principalmente coinvolte nell’ascolto e produzione di musica? La musica attiva almeno sette aree cerebrali, coinvolgendo emozioni, memoria, movimento e linguaggio. Vediamole in breve:

  • corteccia uditiva primaria: elabora i suoni e distingue tonalità, timbri e ritmi;
  • corteccia prefrontale: è coinvolta nell’anticipazione musicale e nella pianificazione motoria, soprattutto durante l’esecuzione;
  • sistema limbico (amigdala, ippocampo): regola le emozioni e la memoria. La musica può evocare ricordi e suscitare reazioni emotive intense;
  • nucleo accumbens: è parte del circuito della ricompensa e si attiva quando ascoltiamo musica che ci piace, rilasciando dopamina;
  • corteccia motoria e cerebellare: coinvolte nel ritmo e nel movimento, anche quando non stiamo ballando o suonando;
  • corteccia visiva: attivata durante la lettura di spartiti o l’immaginazione visiva della musica;
  • corteccia del linguaggio (area di Broca e Wernicke): coinvolta nella comprensione dei testi musicali e nella struttura sintattica della musica.

Il coinvolgimento di tutte queste aree nella relazione tra musica e cervello ci permette di trovare una parziale risposta al perché i suoni e le melodie ci facciano così bene. Essi attivano in modo sincronizzato (o quasi) una serie di funzioni, generando di conseguenza una maggiore attività cerebrale, il potenziamento di diverse aree e funzioni del cervello, stimolando, così, la plasticità cerebrale.

Musica e cervello: gli effetti su emozioni e memoria

Adesso che abbiamo chiarito in che modo la musica agisca sul cervello e le aree coinvolte, proviamo comprendere come essa influenzi diverse funzioni cerebrali: da quelle cognitive a quelle esecutive; dal sistema motorio al Sistema Nervoso Autonomo che regola le funzioni vitali. È un po’ come una danza che si propaga attraverso ogni cellula del nostro corpo.

Nonostante le neuroscienze non siano ancora in grado di spiegarci in modo definitivo i meccanismi e i benefici apportati dall’interazione tra musica e cervello, essi potrebbero essere semplicemente parte di un individuo complesso: la musica e i suoni rispondono in un solo momento ad esigenze biologiche e sociali, quali il benessere, la sopravvivenza, l’emozione, la relazione con l’ambiente esterno e la connessione sociale.

Vediamo nel dettaglio l’influenza della musica sulle emozioni e sulla memoria, cercando di spiegarle con dati provenienti da recenti studi scientifici.

Musica ed emozioni: quale legame esiste

Nella musica proveniente dal passato o dal presente, le emozioni si accendono. Questo è un dato di fatto, che ciascuno di noi può liberamente sperimentare. Ma cosa ci dice ciò sul legame tra musica e cervello?

Studi recenti dimostrano l’importanza delle emozioni legate alla musica nello sviluppo sociale e nell’educazione in età infantile.

L’importanza delle emozioni legate alla musica è stata rilevata in relazione a diversi tipi di disturbi: da quelli depressivi ai disturbi neuropsichiatrici e neurodegenerativi. L’interazione tra musica e cervello è in grado di agire su:

  • sistema emotivo, con effetti sull’umore, nel caso di disturbi depressivi;
  • ricordi legati alle emozioni, nei pazienti affetti da malattie neurodegenerative
  • emozioni evocate nei disturbi neuropsichiatrici, nel tentativo di ristabilire un equilibrio emotivo e cognitivo nei pazienti.

Il ruolo delle emozioni nel legame tra musica e cervello è testimoniato anche dalla formazione dei ricordi autobiografici. Melodie e canzoni ascoltate durante la nostra infanzia o nel periodo della crescita sono in grado di darci un senso di identità, più degli eventi stessi. Questa potrebbe essere un’ottima base da cui partire per esplorare le potenzialità della musica in diversi contesti terapeutici.

La valenza emotiva della musica ha un grosso impatto anche sulla memoria musicale, che, come vedremo a breve, sembra essere rafforzata da emozioni positive o eventi eccitanti correlati alla musica.

Come la musica influenza la memoria

Ascoltare musica

Parlando di musica e cervello, potrebbe risultare scontato il coinvolgimento della memoria. D’altronde, i musicisti sono in grado di riprodurre intere melodie grazie alla memorizzazione dei suoni, delle note e dei movimenti necessari a eseguirle.

Tuttavia, il coinvolgimento della memoria nella musica è qualcosa che ciascuno di noi può sperimentare. Quante volte ti sarà capitato che l’ascolto di una canzone ti abbia fatto rivivere un’esperienza passata?

La musica è il sottofondo dei nostri ricordi: ci aiuta a recuperare quelli del passato, o a crearne di nuovi, associando suoni, melodie, testi ad attimi di vita.

Quali sono i meccanismi alla base di questo processo? Quello della memoria è un sistema complesso, nel quale sono possiamo identificare diversi domini, a seconda del contenuto dei ricordi. Parliamo di memoria musicale in riferimento a quella capacità di ritenere ricordi legati a musica, melodie, testi e significati emotivi associati a una canzone. Essa è composta da:

  • memoria musicale episodica: è quella parte di memoria che ci permette di ricordare una canzone e una melodia legata ad un momento, luogo e episodio del passato;
  • memoria musicale semantica: è legata al significato associato ad una canzone e ci consente, ad esempio, di canticchiare una canzone, a partire dalla sua melodia. Essa include anche il ricordo di emozioni e concetti legati a quella canzone.
  • memoria di lavoro (o working memory): è un meccanismo che riesce a trattenere le singole componenti musicali che giungono al cervello, come abbiamo visto, in serie, rendendole disponibili per l’elaborazione sottoforma di musica, melodia, canzone.

Oltre ad essere una coccola per corpo e mente, i ricordi legati alla musica sono un importante strumento terapeutico per gli individui affetti da demenza. Studi recenti, infatti, dimostrano che questi pazienti preservano la memoria musicale, anche quando altri domini di memoria sono compromessi. L’ascolto di canzoni, suoni o melodie possono riportare alla memoria ricordi del passato, che sono piccoli barlumi di luce nel buio della demenza.

Conclusioni e prospettive future

Come abbiamo avuto modo di vedere, il dibattito sul legame tra musica e cervello è ancora vivo. Le evidenze attuali ci dicono che l’elaborazione musicale è uno dei processi più complessi a cui il cervello fa fronte e, probabilmente, anche quello che apporta maggiori benefici a corpo e mente. Il sistema biologico, infatti, non investirebbe tante energie in un processo se non per il proprio benessere.

Oggi sappiamo che il benessere legato alla musica non è soltanto una sensazione personale, ma esistono prove scientifiche a riguardo.

Questo rappresenta un punto di partenza prezioso per esplorare come il legame tra musica e cervello possa offrire prospettive di benessere a una società sempre più stressata e orientata alla performance. In ambito clinico, tale connessione si rivela promettente sia come strumento terapeutico che come forma di prevenzione nelle patologie neurologiche, psichiatriche e sistemiche.

La musica si diffonde, connette e guarisce. Se ritieni utile questo contenuto, condividilo con i tuoi amici, perché tutti possano riconoscere il valore della musica e i suoi effetti sul cervello.

Sitografia


Scritto da Maria Caso – MSc Neuroscienze, Junior Copywriter

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